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Il gambero di Crapolla, dal mare delle sirene

Nell’area marina protetta di Punta Campanella,  tra anfratti e grotte della Costiera Sorrentina, intorno alla costa di Massa Lubrense: è là che vive il gambero di Crapolla o di nassa.
 Chiamato anche parapandalo (nome scientifico Plesionika Narval), è una creatura tendenzialmente gregaria che ama i luoghi oscuri, le grotte di cui quest’area è ricca. Lo si trova, oltre che nei pressi di Punta Campanella, ad Ustica, a Filicudi, all’Argentario e nella zona di Portofino.

IMG_4766-001Rosa, striato di bianco, piccolo, aggraziato, dalle caratteristiche uova di un blu intenso, in Campania prende il nome da uno dei suoi rifugi preferiti: la piccola baia di Crapolla.  In un paesaggio lussureggiante di rocce e macchia mediterranea, la baia, quasi un fiordo, è lunga e stretta, segnata, da un lato, da una torre d’avvistamento cinquecentesca in funzione di difesa dai saraceni, e dall’altro dalla cappella di San Pietro, edificata nel luogo dove sorgeva la distrutta abbazia di San Pietro, di cui si ha notizia scritta già in una pergamena del 1111 appartenente all’archivio della SS. Trinità delle Monache di Amalfi e in cui si ritirò per un periodo di eremitaggio Teofilo Folengo, il poeta maccheronico autore del Baldus.

Raggiungere il fiordo di Crapolla è possibile solo via mare o grazie ad una lunga camminata che parte dalla località di Torca, include diverse centinaia di gradini e richiede circa un’ora, per quanto lo sforzo venga ampiamente ricompensato dalla bellezza dei luoghi. Ed è nei luoghi circostanti, tutti sospesi tra cielo e mare, che si può gustare il parapandalo.
Viene pescato a 80-100 metri di profondità da febbraio a giugno, tra le grotte e le secche intorno a Marina della Lobra, Li Galli, Punta Campanella e Crapolla, appunto, utilizzando come esca del pesce azzurro e per mezzo di particolari nasse che hanno la forma di una grossa zucca, intrecciate a mano con giunco e mirto da pochi pescatori locali, come Antonino Morvillo,  da una vita in mare con il suo gozzo Santa Rosa.

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Antonio Morvillo e le sue nasse. Per gentile concessione di ©Karen Phillips – http://andiamotrips.blogspot.it/2014/08/parapandolo-fishing-km-0-punta.html

Già Amedeo Maiuri scriveva: “Crapolla è il covo dei pescatori del mare delle Sirene“, e così la descriveva:

“Oggi s’entra nella baia di Crapolla sopra un mare di turchese o d’opale, tra due alte pareti di roccia che si richiudono al fondo in un canalone inaccessibile (…).
…attorno a un pozzo che raccoglie l’acqua di quel canalone, c’è una fila di nasse simili a grandi ceste di vimini intrecciate con un’eleganza e un magistero da tessitori di tappeti. Né una donna, né un focolare: la vita dei pescatori di Crapolla è ancora quella dei naufraghi delle isole delle Sirene.”

La quantità di pescato che le nasse restituiscono non è certo abbondante, perciò se si vuole essere tra i privilegiati che assaggiano i parapandali bisogna visitare questa parte estrema della Penisola Sorrentina e accomodarsi in uno dei non molti ristoranti che li propongono.
A Sant’Agata sui Due Golfi, Mimmo De Gregorio si è fatto portabandiera del gambero di Crapolla, un gambero davvero speciale, saporito eppure delicato e dal nitido gusto di mare, inserito nell’Arca del Gusto di Slow Food; nel suo ristorante, Lo stuzzichino, regno di una cucina di territorio, semplice, schietta e realizzata con materie di prima qualità, Mimmo lo prepara semplicemente saltato con sale e pepe; ma conviene assaggiarlo anche crudo, per avere la misura del suo aroma salmastro e fresco, veramente unico: sta in questo, nel profumo, nel gusto, non solo nella difficoltà di pescarlo e nella rarità, la ragione del suo pregio.

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Teso a valorizzare tutto ciò che l’area sorrentina, ma anche la Campania tutta intera, hanno da offrire, Mimmo De Gregorio non fa mai mancare Provolone del Monaco (usato per arricchire la pasta e patate), pasta di Gragnano, latticini locali, pesce freschissimo, delizie al limone, ma il gamberetto di Crapolla è il suo prodotto del cuore, tanto che nel sito web dello Stuzzichino è possibile visionare un video ad esso dedicato realizzato per Conto dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

In sintesi, provare almeno una volta (ma meglio qualcuna in più) il gusto delicato, dolce, inconfondibile del gambero di nassa è un piacere che bisogna ritenere quasi un obbligo, soprattutto sapendo che ha ottime proprietà organolettiche grazie al contenuto di acidi grassi polinsaturi e alla presenza di astaxantina, un carotenoide che è tra i più potenti antiossidanti oggi noti.
Preferibilmente dopo un’impegnativa passeggiata al fiordo di Crapolla, che regalerà vedute indimenticabili almeno quanto i profumi di mare nel piatto, per godersi quella “bella marina loco amenissimo solitario, e lontano dalla conversatione de gli huomini“. *

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Mimmo De Gregorio

* Pietro Aniello Persico, Descrittione della citta di Massa Lubrense mandata in luce da Giovanni Battista Persico, Napoli, Francesco Savio 1646

Grazie a Karen Phillips per la splendida immagine della pesca del gambero di Crapolla. Il suo bel reportage è qui.

 

*Quest’articolo è precedentemente apparso su Gastronomia Mediterranea.

 

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Informazioni sull'autrice

giovanna esposito

Napoletana, scrivo di cibo dal 2008; ho cominciato con un blog di cucina, Lost in kitchen, poi, dal 2011 al 2016, sono stata tra i redattori del web magazine Gastronomia Mediterranea.
Nel 2015 ho pubblicato per Guido Tommasi Editore il volume "Gli aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana", scritto a quattro mani con Lydia Capasso e illustrato da Gianluca Biscalchin. Con la stessa "squadra", ho pubblicato nell'aprile 2017 "Santa Pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste". A settembre 2017 è uscito il piccolo ricettario "Pasta al forno", scritto con Lydia Capasso e con fotografie di Virginia Portioli, sempre per i tipi di Guido Tommasi.
Sono maestra assaggiatrice Onaf.

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