Le tavole Ristoranti

La Ripa a Rocca San Felice, cucina di sostanza e di conforto

Anche a questo serve il cibo. A farti scoprire quanto poco sai della Campania e delle sue bellezze, ma soprattutto della vita dei piccoli borghi fuori dalle rotte turistiche, che certe volte sorprendono per grazia, pulizia, ordine e pace. Questa è la sensazione, quando si arriva a Rocca San Felice, che, nonostante i danni del terremoto dell’80, ha saputo ricostruirsi conservando una quieta bellezza e l’antica struttura da borgo medioevale.

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Dalla cima del paese incombe la rocca, con il suo dongione del XII secolo, e vale la pena di farci una passeggiata, per niente faticosa, come vale la pena di passeggiare per le viuzze del borgo, scoprendo gli architravi preservati degli antichi palazzi, le pietre scolpite che si manifestano, a tratti, inaspettate, su qualche muro, lo storico tiglio piantato nel 1799 come simbolo della libertà.

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Nella bellissima giornata di aprile, dal tersissimo cielo e dall’aria dolcemente tiepida, il paese ha accolto me e mio marito dandoci un senso benefico di tranquillità che ci è stato confermato dalla vera meta della gita: il ristorante museo La Ripa.

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Dopo la visita all’agriturismo Forgione, mi è tornato in mente che avevo sentito parlare di questo locale, inserito nel circuito dei Mesali e aderente all’Alleanza Slow Food dei cuochi; intenti chiari, dunque: prodotti di stagione, preferibilmente locali, sicuramente sostenibili, meglio ancora se Presìdi Slow Food, forniti da produttori virtuosi. E alla Ripa l’intenzione si coglie tutta, senza contare che l’accoglienza è calda e cortese senza essere sciatta, la struttura dalle pareti in pietra viva affascinante, il cibo cucinato davvero bene ed espressione autentica di questa splendida Irpinia che non potrei amare di più, carica com’è di cose da raccontare a tavola e non soltanto.

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Quando ordiniamo veniamo più volte dissuasi dal completare l’ordine con troppi piatti: meglio aspettare, ci viene detto, e magari decidere poi se vogliamo il secondo o il dolce o ancora il piccolo assaggio di Carmasciano che io mi ostino a chiedere. Apprezzo che mi si dica di mangiare (e dunque spendere) meno, ma ho la testa dura e quindi nell’ordine infiliamo tutto, ma proprio tutto, compresi i secondi, un solo dolce e un boccone di Carmasciano. Avremmo dovuto dare ascolto al consiglio: le porzioni sono generose e, per chi, guardando le foto, avesse dubbi, preciso che tanto i primi quanto gli antipasti fotografati sono mezze porzioni, poiché abbiamo scelto piatti diversi per dividerli tra noi, e ci sono arrivati gentilmente già divisi dalla cucina.
In accompagnamento ci viene proposto un Greco di Tufo  2014 (Il vino in vigna di Pellegrino) che troviamo veramente eccellente e che ci costa 12 – dico 12 – euro.
In apertura, il benvenuto ci viene dato con un uovo morbido su una primaverile crema di piselli.

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I due antipasti (mezze porzioni? Uhmm…): carpaccio di vitellino su insalata di spinaci e noci (carne fondente e buonissima).

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Sformato di patate di montagna, vellutata di caciocavallo e funghi porcini. Una tenera bontà dal gusto rotondo.

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I primi: il raviolone con ricotta di Carmasciano, carciofi e guanciale croccante (squisito):

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E i pennoni al ragù di salsiccia affumicata e pomodoro San Marzano DOP, solidi, robusti e adeguatamente saporiti:

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Agnellino di Carmasciano disossato cotto sotto vuoto alle ere aromatiche:

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Filetto di maiale in crosta di pane (l’unico piatto sul quale ho un piccolo appunto da fare: maiale un po’ troppo cotto):

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Cono ripieno di ricotta manteca con crema al rum, friabilissimo, ricotta straordinaria, crema profumata:

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Un consiglio? Sì, uno solo: via i ghirigori di balsamico, per eliminare un elemento “ingenuo” e valorizzare ancora di più il lavoro che stanno facendo alla Ripa, perché lo stanno facendo veramente, ma veramente benissimo.
Il rapporto qualità/prezzo è fenomenale: proposta di menù con assaggi di antipasti, assaggi di primi e dolce a 25 euro. Antipasti a 8 euro, primi a 10, secondi a 12, dolci a 5.
Ingredienti eccellenti, una cucina che sa esaltarli con estrema cura pur nella sua semplicità, che non ricerca l’effetto stupefacente ma si accontenta (pensa tu) di offrire cose buonissime e presentarle con garbo, un ambiente piacevole e davvero accogliente. Non saprei cosa chiedere di più.
Ma, da incontentabile, al piacere del cibo ho aggiunto una visita alla mefite, a debita distanza, quella consentita per evitare guai: uno spettacolo inquietante reso più drammatico dagli odori terribili che ti raggiungono anche sulla terrazza dalla quale puoi guardare il fenomeno senza rimetterci la pelle o la salute.

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Ristorante Museo La Ripa
Via Ospedale, 1, 83050 Rocca San Felice (AV)
Tel.: 0827 215023
info@ristorantemuseolaripa.it

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Informazioni sull'autrice

giovanna esposito

Napoletana, scrivo di cibo dal 2008; ho cominciato con un blog di cucina, Lost in kitchen, poi, dal 2011 al 2016, sono stata tra i redattori del web magazine Gastronomia Mediterranea.
Nel 2015 ho pubblicato per Guido Tommasi Editore il volume "Gli aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana", scritto a quattro mani con Lydia Capasso e illustrato da Gianluca Biscalchin. Con la stessa "squadra", ho pubblicato nell'aprile 2017 "Santa Pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste". A settembre 2017 è uscito il piccolo ricettario "Pasta al forno", scritto con Lydia Capasso e con fotografie di Virginia Portioli, sempre per i tipi di Guido Tommasi.
Sono maestra assaggiatrice Onaf.

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