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Extrabio: 50 oli, 50 fiori all’occhiello

Venerdì scorso, alla premiazione della 10a edizione del Premio Extrabio, riservato ai migliori oli biologici della Campania, ancora una volta la realtà olivicola di questa regione si è dimostrata sempre più interessante e più consapevole.
Ne è testimonianza la selezione di ben 50 oli inseriti quest’anno nel catalogo del premio: 50 produzioni di altissimo livello valutate da un panel di assaggiatori guidato da Maria Luisa Ambrosino che, in occasione della premiazione, ha sottolineato l’eccezionalità di quest’annata produttiva, seguita a quel terribile 2015 che ha messo in ginocchio l’olivicoltura, e la straordinaria partecipazione che il premio ha visto quest’anno: crescono i numeri ma anche la qualità.
È vero che bisogna ancora procedere sulla strada dell’educazione del consumatore, che deve imparare a distinguere tra olio e olio, ma un segnale incoraggiante è venuto, per esempio, dall’organizzazione di un corso per assaggiatori di olio tenuto di recente a Osaka, in collaborazione con la Regione Campania, durante il quale gli oli campani sono stati al centro dell’attenzione e hanno suscitato l’entusiasmo che meritano. Entusiasmo che noi per primi, che in questa terra siamo nati e viviamo, dovremmo condividere, anziché farci attirare nelle trappole degli oli insapori e inodori, quando non carichi di difetti, così facili da reperire sul mercato a prezzi che già in se stessi dovrebbero renderci sospettosi o quantomeno cauti.

L’olio extravergine di oliva è un alimento fondamentale nella nostra dieta e tra i più virtuosi che l’uomo abbia prodotto, purché siano presenti quelle caratteristiche organolettiche che ce ne fanno intuire il valore. È questa la semplice realtà di cui dobbiamo essere consci, e la ribadisce il professor Raffaele Sacchi della Facoltà di Agraria della Federico II: per capire se un olio è buono basta assaggiarlo; esiste una stretta relazione tra ciò che si percepisce al gusto, la qualità e le virtù salutari dell’olio. In altre parole, dobbiamo imparare ad assaggiare e farlo, di preferenza, fin da piccoli, perché è in tenera età che si forma il gusto. Un esempio? Ormai sappiamo che l’amaro e il piccante sono indizio della abbondante presenza di polifenoli (sostanze dal grande potere antiossidante) nell’extravergine; oggi sappiamo anche che l’oleocantale, uno dei polifenoli che contribuiscono a conferire il gusto amaro all’olio, ha un’azione antinfiammatoria affine a quella dell’ibuprofene.

L’olio extravergine di oliva riduce il rischio cardiovascolare e lo stress ossidativo (con un effetto antietà), esplica un’azione antineoplastica e antidiabetica, protegge i cibi, durante la cottura, dalla possibilità che sviluppino sostanze nocive (come nel caso delle carni alla griglia) e dalla perdita delle sostanze benefiche, aiuta a tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue e in più – la cosa farà felici molti – aumenta il senso di sazietà ma senza che sia necessario nemmeno ingerirlo: in pratica uno studio recente ha dimostrato che le sue componenti aromatiche sono sufficienti di per sé ad ottenere questo effetto. È, in sostanza, uno di quegli alimenti che possono definirsi nutriceutici, con il vantaggio rilevante di essere anche buonissimo.
L’essenziale è che sia di qualità, e tutti possiamo imparare ad accertarcene con l’aiuto dell’olfatto e del gusto e un minimo di allenamento che ci aiuti a sapere quali aromi e quali sapori cercare. Raffaele Sacchi ricorda la brillante definizione di un bambino: “L’olio buono sa di oliva viva, l’olio cattivo sa di oliva morta”, una sintesi perfettamente efficace che ci conviene tenere a mente.

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Perciò procuratevi il catalogo 2016 del Premio Extrabio: gli oli inclusi sono tutti una garanzia di buon acquisto. Mi fa piacere che vi compaiano alcuni dei miei preferiti (che trovate qui): Torretta, Le Tore, Minieri (Hirpus), Petrilli, San Comaio.
Per la cronaca, quest’anno il premio è andato a:
Torretta per la categoria fruttato leggero
La Pianurella & C. per la categoria fruttato medio
Torre a Oriente per la categoria fruttato intenso.

Ma possiamo considerare le 50 aziende del catalogo tutte, di fatto, premiate per lo splendido lavoro e per quella vena di pazzia che qualunque produttore appassionato porta dentro di sé.

Informazioni sull'autrice

giovanna esposito

Napoletana, scrivo di cibo dal 2008; ho cominciato con un blog di cucina, Lost in kitchen, poi, dal 2011 al 2016, sono stata tra i redattori del web magazine Gastronomia Mediterranea.
Nel 2015 ho pubblicato per Guido Tommasi Editore il volume "Gli aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana", scritto a quattro mani con Lydia Capasso e illustrato da Gianluca Biscalchin. Con la stessa "squadra", ho pubblicato nell'aprile 2017 "Santa Pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste". A settembre 2017 è uscito il piccolo ricettario "Pasta al forno", scritto con Lydia Capasso e con fotografie di Virginia Portioli, sempre per i tipi di Guido Tommasi.
Sono maestra assaggiatrice Onaf.

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