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La resurrezione del pomodorino giallo di Rofrano

È un “vernino”, uno di quei pomodori tradivi da serbo che possono sopravvivere all’inverno, appesi, conservando turgidità e freschezza, perciò perfetti per insalate che non facciano rimpiangere l’estate. È il pomodorino giallo di Rofrano, uno dei tanti frutti pressoché dimenticati di quella fertilissima terra che è il Cilento, quasi scomparso finché due agricoltori intraprendenti non hanno deciso di impegnarsi in un progetto di recupero e valorizzazione che vuol essere anche un modo per attirare l’attenzione su quest’angolo meridionale della Campania così lontano da ogni riverbero dell’effimera gloria gourmet.

Coltivato a oltre 500 metri di altitudine, raccolto tra settembre e ottobre quando è ancora verde, perfeziona il suo colore maturando in ceste o cassette e ha una forma leggermente allungata che ricorda il San Marzano. Oggi, grazie a Giovanni Cavallo e Giovanni Speranza, i due agricoltori che si sono fatti promotori del progetto di recupero, il pomodorino giallo di Rofrano è inserito nell’elenco dei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) della Regione Campania, e viene trasformato in conserve dalla Cooperativa Gustarosso, che gli garantisce così molteplici utilizzi che vanno al di là di quelli più tradizionali.
In più, pizzaioli e chef gli hanno aperto le porte: da Paolo De Simone della pizzeria Da Zero a Enzo Coccia de La Notizia, che da sempre si dedica alla ricerca e al rilancio dei migliori prodotti campani; da Alessandro Feo del Rumi di Ascea a Davide Mea della Taverna del Mozzo di Marina di Camerota.

Per diffondere la conoscenza del pomodorino giallo di Rofrano e illustrarne le prospettive future, il 5 novembre scorso si è tenuto un incontro a Palazzo Mainenti, a Vallo della Lucania, nel corso del quale agricoltori, istituzioni e chef si sono confrontati sulle possibilità che la valorizzazione della biodiversità cilentana offre allo sviluppo del territorio e sulle strategie da mettere in opera.

In un certo senso il pomodorino dimenticato è diventato simbolo di un’operazione culturale: ma è anche il caso di rilevare che è sempre dall’intraprendenza del singolo, dalla visione di un sognatore apparentemente folle che nascono iniziative come questa e non sempre, purtroppo, trovano orecchie disposte ad ascoltare.

In questo caso specifico, il pomodorino si è fatto ascoltare bene anche ai tavoli di Da Zero, durante la degustazione di pizze che è seguita all’incontro di Palazzo Mainenti: Paolo De Simone ed Enzo Coccia hanno proposto una montanara con pomodorino giallo di Rofrano, mozzarella nella mortella, olive Salella ammaccate e basilico, e tre pizze in cui al pomodorino protagonista si sono affiancate in formazioni variabili le migliori materie cilentane, dalle alici di menaica al cacioricotta di capra alla soppressata di Gioi, in una sorta di celebrazione del territorio (parola da tanti detestata, ma in questo caso assai pertinente) completata dalle birre di Fiej (Castelnuovo Cilento) e Sud (Castellabate).

Buona vita e buon cammino al “vernino” di Rofrano, con quell’allegria che deve accompagnarci ogni volta che ritroviamo cose di valore che abbiamo rischiato di perdere per sempre.

Informazioni sull'autrice

giovanna esposito

Napoletana, scrivo di cibo dal 2008; ho cominciato con un blog di cucina, Lost in kitchen, poi, dal 2011 al 2016, sono stata tra i redattori del web magazine Gastronomia Mediterranea.
Nel 2015 ho pubblicato per Guido Tommasi Editore il volume "Gli aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana", scritto a quattro mani con Lydia Capasso e illustrato da Gianluca Biscalchin. Con la stessa "squadra", ho pubblicato nell'aprile 2017 "Santa Pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste". A settembre 2017 è uscito il piccolo ricettario "Pasta al forno", scritto con Lydia Capasso e con fotografie di Virginia Portioli, sempre per i tipi di Guido Tommasi.
Sono maestra assaggiatrice Onaf.

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