Prodotti, produttori

Tempo di annurca, concentrato di salute

Quando ero bambina, a tavola, al momento della frutta, la scelta era tra due sole mele: annurca o banana. Un po’ come per i pomodori, che erano San Marzano o pomodorini del piennolo del Vesuvio, altro non c’era. Le decine e decine di varietà di mele che oggi fanno mostra di sé, belle e accattivanti, sui banchi dei fruttivendoli, se ne stavano ciascuna al proprio paese, che era molto, molto lontano da qui.

Tutti, eccetto forse i piccoli, sceglievano l’annurca. Croccante, prima di tutto, e poi saporita. Non così civettuola, a vedersi, ma in compenso ricca di gusto e con una gradevole acidità che le dava, e le dà, un carattere speciale.
Il tempo delle annurche è adesso. Queste mele di piccole dimensioni, intorno ai 6 centimetri di diametro, e quindi di peso ridotto, si consumano a partire dalla fine di settembre e fino alla primavera, e vanno raccolte entro il 15 dicembre.

IMG_0264

Una delle loro particolarità sta nel fatto che, avendo un peduncolo debole, tendono a cadere dall’albero prematuramente, perciò vanno raccolte ancora acerbe e messe poi a maturare al sole sui melai, dei letti realizzati un tempo con la canapa, oggi prevalentemente con paglia, trucioli, aghi di pino; e affinché l’insolazione, e quindi il cosiddetto arrossamento, siano uniformi, occorre girare le mele periodicamente, a mano. E a mano vanno raccolte. Inoltre, durante l’arrossamento si scartano costantemente i frutti danneggiati o appassiti, operando una selezione che garantisce l’elevata qualità del prodotto messo in commercio.

melaannurca2

Fonte: www.sudalia.it


Per proteggere le annurche dalle intemperie si usa coprire i melai con dei teli: le distese di frutti verdi e rossi stesi sul terreno a riposare sono, in questo periodo dell’anno, un bellissimo spettacolo da vedere nelle aree di coltivazione, diffuse soprattutto nelle province di Napoli, Caserta e Benevento. Il disciplinare di produzione della Melannurca Campana IGP include 137 comuni sparsi nelle 5 province della regione, ma sono soprattutto le campagne che si estendono tra il Sannio e il Casertano a risplendere di tappeti rossi; in zona, a Valle di Maddaloni, si tiene anche una sagra annuale dedicata al pomo locale.

Fonte: www.sudalia.it

Fonte: www.ruraland4.it/inea/eccellenze_rurali/campania/giaccio.htm

Conosciuta in Campania fin dall’antichità, e ne fanno fede mosaici e dipinti ercolanesi e pompeiani, l’annurca  pare tragga il suo nome da Orco, che nella mitologia romana era tanto l’originario dio dell’oltretomba quanto l’oltretomba stesso; da là la denominazione, citata da Plinio il Vecchio, di Mala Orcula, dovuta alla sua presenza in zona flegrea, nei pressi del Lago d’Averno, porta d’accesso agli inferi.  Col tempo il nome si mutò in orcola, quindi in anorcola e infine in annurca, e come tale viene citata nel Manuale di arboricoltura del botanico (e patriota affiliato alla carboneria) Giuseppe Antonio Pasquale, del 1876:

Mela annurca (de’napolit.) Pomo di mezzana grandezza, quasi rotondo, rosso-carnicino marmorizzato; polpa senza odore, zuccherina, saporosa. Si conserva per l’inverno, ed è commerciabile. È ancora la più comunemente usata a Napoli, e propria delle sue campagne.
Fra tutte la più deliziosa. Nel resto delle province meridionali manca, o vi è rara.

Fra tutte la più deliziosa, scrive il Pasquale, e tale è ancora ritenuta.
Ma il gusto è solo una delle sue molte virtù. Un’altra sta nel contenuto di vitamine, fibre e sali minerali; in più, una recente ricerca della Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi Federico II di Napoli ha dimostrato che la presenza delle procianidine, potenti polifenoli, in quantità quattro volte superiore a quella di altre varietà di mele, fa sì che il consumo di annurche abbia un’incidenza significativa sulla regolazione dei livelli di colesterolo nel sangue: mangiarne due al giorno riduce il colestorolo totale dell’8,3%, il colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) del 14,6% e innalza il valore di quello “buono”, l’HDL, del 15,2%.
Sulla base di questa ricerca si è elaborato un estratto di mela annurca in capsule la cui sperimentazione sull’uomo ha avuto come risultato una riduzione del colesterolo totale pari al 25%, del colesterolo LDL del 38% e un incremento del 45% dell’HDL, con l’assunzione di due capsule al giorno, corrispondenti al contenuto di sei mele.
Perciò, in attesa che il preparato nutraceutico sia disponibile in commercio, cosa aspettate? La Melannurca Campana IGP è già a portata di mano: vi farà da farmaco e da spuntino, da fine pasto e da integratore, con guadagno per la salute e per il palato.

Informazioni sull'autrice

giovanna esposito

Napoletana, scrivo di cibo dal 2008; ho cominciato con un blog di cucina, Lost in kitchen, poi, dal 2011 al 2016, sono stata tra i redattori del web magazine Gastronomia Mediterranea.
Nel 2015 ho pubblicato per Guido Tommasi Editore il volume "Gli aristopiatti. Storie e ricette della cucina aristocratica italiana", scritto a quattro mani con Lydia Capasso e illustrato da Gianluca Biscalchin. Con la stessa "squadra", ho pubblicato nell'aprile 2017 "Santa Pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste". A settembre 2017 è uscito il piccolo ricettario "Pasta al forno", scritto con Lydia Capasso e con fotografie di Virginia Portioli, sempre per i tipi di Guido Tommasi.
Sono maestra assaggiatrice Onaf.

Lascia un commento